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Scuola: Gilda, Azzolina scenda non significa si dimetta,ma..
(ANSA) - ROMA, 21 OTT – Lo slogan “Il ministro scenda” non significa chiederne le dimissioni, ma l’apertura
di un dialogo. Temo, però, che la ministra non si confronterà con noi; in questi mesi il confronto è stato
assente e quando un albero nasce storto è difficile si raddrizzi". Lo ha detto Rino Di Meglio, coordinatore
nazionale della Gilda degli Insegnanti, nel corso della conferenza stampa unitaria online “La scuola è al
capolinea! La Ministra scenda!”. “Non un atto fatto dal ministro in questi mesi è andato bene: gli spazi non
sono stati reperiti, di docenti ne sono stati assunti pochi ma non sappiamo quanti. Nella gestione
dell’emergenza ci vorrebbero coesione e collaborazione. Ci auguriamo che il premier intervenga: con Conte
e gli ex ministri dell’Istruzione avevamo sottoscritto accordi che sono stati totalmente disattesi”.
(Fonte: Ansa)

conferenza

(ANSA) - ROMA, 21 OTT – Lo slogan “Il ministro scenda” non significa chiederne le dimissioni, ma l’apertura di un dialogo.

Temo, però, che la ministra non si confronterà con noi; in questi mesi il confronto è stato assente e quando un albero nasce storto è difficile si raddrizzi.

Lo ha detto Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, nel corso della conferenza stampa unitaria online

“La scuola è alcapolinea! La Ministra scenda!”.

“Non un atto fatto dal ministro in questi mesi è andato bene: gli spazi non sono stati reperiti, di docenti ne sono stati assunti pochi ma non sappiamo quanti. Nella gestionedell’emergenza ci vorrebbero coesione e collaborazione. Ci auguriamo che il premier intervenga: con Contee gli ex ministri dell’Istruzione avevamo sottoscritto accordi che sono stati totalmente disattesi”.

(Fonte: Ansa)

Domenica, 04 Ottobre 2020 19:40

Dopo la crisi Covid: occhi e coscienze aperti

blocco_mobilita_2020 “La norma sul vincolo quinquennale contenuta nel Decreto Scuola risulta eccessivamente restrittiva, perché blocca persino i movimenti nell’ambito della stessa provincia e della stessa regione. Inoltre, rappresenta un vulnus ai diritti della contrattazione collettiva tra le cui materie figura, appunto, la mobilità”.

oo_ss_unitarieI cinque sindacati più rappresentativi spiegano perché aderiscono alla manifestazione nazionale indetta dal comitato Priorità alla scuola.

 

Fare di istruzione e formazione temi centrali nelle scelte di investimento, a partire dalla destinazione delle risorse del recovery fund. Rinsaldare l’alleanza tra scuola e società, riconoscere al lavoro nella scuola dignità e giusto valore, anche al fine di rendere più attrattiva la professione del docente, garantire su tutto il territorio nazionale edifici scolastici sicuri e adeguati a una didattica innovativa, rimuovere alla radice le cause di un divario digitale legato a insufficienze nella dotazione di dispositivi e nella rete di connessione, supportare efficacemente le istituzioni scolastiche sotto il profilo dei presìdi igienico sanitari per consentire uno svolgimento in sicurezza delle attività didattiche, evitando il rischio di nuove chiusure.
Queste, insieme alla necessità che si completino nel più breve tempo possibile le nomine del personale docente e ATA - con le dovute garanzie di legittimità e riconoscimento di diritti lavorativi e sindacali - al fine di permettere un funzionamento a pieno regime delle scuole, sono le ragioni che hanno indotto FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams a essere presenti a Roma, in piazza del Popolo, sabato 26 settembre, insieme ad altre espressioni associative delle famiglie e del mondo scolastico, alla manifestazione indetta dal comitato “Priorità alla scuola”.
Mentre Governo e Parlamento si apprestano a compiere scelte importanti da cui dipendono le prospettive di rilancio della crescita del Paese, diventa più che mai urgente intervenire sui tanti nodi che attanagliano da anni la scuola italiana, resi ancor più evidenti e intricati dall’emergenza pandemica. Nodi che restano purtroppo irrisolti in avvio del nuovo anno scolastico, essendosi rivelata del tutto insufficiente l’azione di governo, contrassegnata da incertezze e ritardi anche nella finalizzazione delle risorse stanziate per rafforzare le dotazioni organiche, insieme a una gestione del reclutamento segnata da limiti e contraddizioni evidenti, con grave pregiudizio della stabilità del lavoro.
Non è il momento di ricorrere ad azioni di sciopero in questa fase, nella quale l’impegno si indirizza soprattutto a favorire il ritorno in sicurezza alle attività in presenza. Questa la linea di comportamento seguita in questa circostanza, con la scelta di essere presenti alla manifestazione promuovendo la più larga partecipazione del personale scolastico. È invece il momento di fare scelte coraggiose per combattere disuguaglianze, dispersione, precarietà, destinando parte consistente dei fondi “Next Generation Ue” ai luoghi dove le “prossime generazioni” dovranno crescere e formarsi. Per questo i sindacati saranno in piazza il 26 settembre, dopo aver riunito on line il giorno precedente i propri organismi dirigenti. Su questo chiedono che si apra da subito una fase di intenso confronto con l’Amministrazione e il Governo, mentre sollecitano l’avvio dei negoziati per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto nel 2018. È sulla base di ciò che saranno valutate le ulteriori mobilitazioni sindacali.
Roma, 22 settembre 2020

Fare di istruzione e formazione temi centrali nelle scelte di investimento, a partire dalla destinazione delle risorse del recovery fund. Rinsaldare l’alleanza tra scuola e società, riconoscere al lavoro nella scuola dignità e giusto valore, anche al fine di rendere più attrattiva la professione del docente, garantire su tutto il territorio nazionale edifici scolastici sicuri e adeguati a una didattica innovativa, rimuovere alla radice le cause di un divario digitale legato a insufficienze nella dotazione di dispositivi e nella rete di connessione, supportare efficacemente le istituzioni scolastiche sotto il profilo dei presìdi igienico sanitari per consentire uno svolgimento in sicurezza delle attività didattiche, evitando il rischio di nuove chiusure.

flop_GPSCalabria 16 domande, Molise, 7, Piemonte 30, Toscana 50, Puglia 26, Friuli 8: i primi dati ufficiali sulla call veloce parlano di un flop che, complice anche il blocco quinquennale, supera di gran lunga le più pessimistiche previsioni e lasciano presagire un numero di richieste nettamente al di sotto delle attese e risibile se paragonato alle 60.000 cattedre non assegnate sulle 84.000 previste.