LETTERA A UN PRESIDE SULLE PROVE INVALSI

Lunedì, 21 Giugno 2010 10:22
SELEZIONEA proposito di prova Invalsi, pubblichiamo una gustosa (e  tragica) riflessione che ben rappresenta il polso della situazione schizofrenica della nostra scuola.
Lo stile della collega è poco professorale ma asciutto e alquanto efficace

 

Pieno esame di licenza media. I ragazzi cercano in me una complicità che sottintende richiesta di aiuto, di appoggio, di solidarietà.

Certo, ma non è facile.

La scuola media vive delle contraddizioni che la fanno essere schizofrenica. Sì, mi sembra veramente che si debba parlare di schizofrenia, sfido poi che là dentro gli insegnanti arrivano alla pensione mezzi matti. O proprio matti del tutto.

E dov’è la contraddizione?

Eccola qui, bella chiara: non si può bocciare, e devono essere tutti bravi. In altre parole, tutti devono aver garantito il successo formativo e tutti devono sapere.

Tutti? Tutti.

Anche quelli che non vogliono studiare, che vogliono disperatamente rimanere ignoranti, che non vogliono saper scrivere due parole in italiano corretto? Anche.

Non dico corbellerie: ci sono persone, ragazzi, che davvero vogliono rimanere ignoranti, o comunque non vogliono sapere. Tra l’altro, generalmente, sono ragazzi intelligenti, svegli, che se metti loro in mano un pc capisco il funzionamento quasi subito, e così con il cellulare… sono ragazzi di famiglie generalmente ricche, che hanno tutto, anche ciò che io posso tranquillamente sognare di avere.

Hanno tutto, tutto di tutto, ma non la voglia di studiare.

Bene, questi ragazzi hanno deliberatamente deciso di rimanere ignoranti.

E io a quel punto, avrei anche deciso di bocciare.

Eh, no! Non si può!

E perché  non si può?

E si ricomincia la tiritera: cosa hai fatto tu perché studiassero? Cosa hai fatto tu, perché avessero voglia? Cosa hai fatto tu, perché ne avessero la motivazione?

Oh, ma io ho esortato, ho spiegato mille volte l’argomento, li ho minacciati, ho fatto recupero su recupero, ho penalizzato i bravi (perché, lo sapevate?, i bravi stanno lì che si rompono le palle di dover ascoltare ancora quell’argomento che loro sanno benissimo, e i loro compagni ignoranti no, i bravi stanno lì, che sbadigliano, ma io sono una non due o tre che sarebbe meglio, e la classe è una e i ragazzi vengono tutti nello stesso momento, non è che i bravi vengono alle 8 e i meno bravi, o le capre, alle 10.. no, no stanno tutti tragicamente insieme…) ho fatto metà programma e quelli che andranno alle superiori ci andranno penalizzati…

E non è  servito?

No, non è  servito, perché vede preside, il fatto è questo, chi non vuole studiare, semplicemente non studia. Punto. Non ascolta, non legge, non sente. Punto.

E allora hai sbagliato.

E che avrei dovuto fare?

Dare loro il motivo per studiare.

(Ma cavolo! Che motivi possono avere questa mandria di capre belanti, che hanno già tutto, motorino, pc, cellulare palmare e tanto altro? Che motivi possono avere se i genitori stanno lì a lisciarseli come gatti persiani dal pelo delicato? Il motivo della bellezza della poesia? Della meraviglia della lingua italiana? Il motivo dell’eroismo e delle tragedie della storia?)

Bene, non si boccia. I quattro diventano sei, e quelli dicono, eh, hai visto, parlano parlano, ma alla fine vinciamo noi.

Fin qui, se tragico, sarebbe comunque coerente. Una politica atroce, ma coerente.

E ora arriva la schizofrenia.

Da tre anni è arrivata la prova Invalsi.

E che cos’è?

È una prova ministeriale che arriva durante gli esami di terza media nello stesso giorno in tutta Italia (e in questi esami è arrivata il 17 giugno) su italiano e matematica.

Un’ora per ciascuno. Per italiano ci sono due letture da fare e vari esercizi di grammatica che abbracciano il programma di tutto il triennio, di matematica problemi e roba varia sempre del programma del triennio.

Oh, bene…

E di quale programma?

Di quello che tu avresti dovuto fare se avessi avuto una classe di geni.

Ridiamo, per favore.

Anzi, ridete voi, perché a me viene da piangere.

L’invalsi d’italiano è difficile, ve lo garantisco.

A parte che la comprensione del testo non chiede una comprensione letterale, ma di chi sappia leggere tra le righe, e già qui non è facile, ma gli esercizi di grammatica vanno dalla fonetica che si fa agli inizi della prima media, alla subordinata ipotetica che si fa alla fine della terza media. Ora, sfido io un adulto a dirmi la regola dei dittonghi.

Chi sa la regola dei dittonghi?

Ditemi voi, la parola “bosniaco” ha un dittongo o uno iato, e perché?

Questo fa parte della fonetica.

Bene, io non posso bocciare, i quattro diventano sei e poi Dlang! La mazzata finale. E che succede se i ragazzi sono ignoranti? Ma è semplice: che i professori sono degli emeriti imbecilli che non hanno saputo insegnare. Ecco qui; e orde di genitori inferociti (gli stessi che allisciano i figli) vengono a urlare “a morte” il docente che non ha esortato a dovere allo studio.

Non è  finita. Da un mese c’è un’altra novità. Mentre fino all’anno scorso, all’esame di licenza media, per la promozione, si teneva conto del percorso di maturazione fatto dal ragazzo, del genere, ok, è una capra, ma è maturo, rispetta le regole, sarà un bravo muratore; oggi non più. Si è promossi solo se nella media dei voti presi (ammissione, scritto italiano, matematica, inglese, francese, invalsi, orale) si raggiunge il sei. O almeno il 5,5.

Una capra raggiunge se è fortunato il 5,49: bocciato.

Allora, dico io, invece di farci impazzire, a noi docenti, per poco più di 1000 euro al mese (lo sapevate, questo, sì?) non è meglio che ci fate bocciare a cuor leggero dalla prima media? Fateci bocciare, e vedrete che chi arriva in terza la prova invalsi la inventano loro per il ministero (il quale, dulcis in fundo, quando manda la correzione si rivela spesso comicamente ignorante… il toro che dice cornuto all’asino)

Oppure, non fateci bocciare, ma poi tenetevi i ragazzi così come sono.

Ma che il docente non possa bocciare e poi questi ragazzi all’esame di terza debbano essere dei geni, questa è schizofrenia. 

M. D
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